Bene ma non benissimo. I tre giorni di festività pasquali in Liguria hanno richiamato turisti, ma non tutti gli alberghi si sono riempiti nelle quattro province. A fare un primo bilancio è il presidente di Federalberghi Liguria – Urlat, Americo Pilati. “Le Cinque Terre – dichiara – non hanno mai problemi, anche perché dispongono di pochi letti, e non hanno avuto problemi neanche in questi tre giorni. Nel Tigullio – spiega – i posti letto sono stati occupati al 95%. In Genova città sono andati molto bene gli alberghi a 1-2-3 stelle, meno quelli a 4 e 5 stelle. Nel savonese è andato bene il Levante fino a Pietra Ligure, nel Ponente e nell’imperiese sono rimasti dei posti vuoti. Non è che sia andata male, ma non si è fatto il pieno e queste sarebbero le occasioni per farlo. Sul lago di Garda, per esempio, gli alberghi erano strapieni, soprattutto di turisti tedeschi. Il fatto – aggiunge – è che in Liguria non riusciamo ad intercettare a sufficienza i tedeschi, gli stranieri e neppure quegli italiani che sarebbero andati a Sharm El Sheik ed ora sono in stand by a causa dei disordini”. Il fattore principale che frena il turismo in Liguria, secondo Pilati, è la scarsa accessibilità del territorio. “Se succede qualcosa in autostrada – spiega – è un disastro, ritardi di ore. L’aeroporto di Genova fa poco. Ci sarebbero quelli di Pisa per il Levante e quello di Nizza per il Ponente, ma ci sono pochi treni di collegamento, dopo i tagli fatti dalle Ferrovie dello Stato. Di venire qui in treno dalla Germania, poi, non se ne parla, troppi cambi. Non si può fare turismo in queste condizioni. È come se la Sardegna, con tutte le sue bellezze, avesse l’aeroporto in Corsica e fosse senza traghetti”. Al movimento turistico nella città di Genova in questi giorni ha contribuito anche Euroflora, la grande mostra floreale in corso alla Fiera che sta attirando moltissimi visitatori. “Sì – dice Pilati – viene gente ma non tutti i visitatori sono clienti degli alberghi, i più arrivano al mattino e vanno via alla sera. Euroflora va bene, ma bisogna lavorarci”.